lunedì 20 febbraio 2017

Day 9: La faccia

Bentrovati hamburgers,

spero che stanotte Teo non sia venuto a trovarvi, io sono riuscito a dormire decentemente ma in compenso credo di aver fatto un incubo che coinvolgeva Resident Evil 7 e mio padre, per fortuna non ne ricordo i dettagli.

Che poi la prima volta che scoprii i giochi horror fu un trauma: il primo che vidi fu proprio Resident Evil 2 a casa di un amico e fino a quel momento ero convinto che i videogiochi fossero solamente Super Mario e Donkey Kong, per cui potete immaginare quanto ci sia rimasto male vedendo i primi 5 minuti di gioco.

Essendo cresciuto in un ambiente particolare non mi era concesso apprezzare questo genere e inizialmente non provavo nemmeno il desiderio di farlo, tuttavia crescendo iniziò a svilupparsi in me una blasfema curiosità, quel fascino del proibito che portò Eva a compiere il peccato originale e migliaia di adolescenti a comprare il loro primo hentai.

Partii per gradi, iniziando dai volumi di Piccoli Brividi passando per gli episodi di "Hai paura del buio?", fino ad arrivare alle serie tv di X-Files e Oltre i Limiti (A PROPOSITO, quest'ultima serie la conoscono in pochi ed è VERAMENTE bella, era una sorta di Piccoli Brividi per adulti dagli episodi autoconclusivi).

Ovviamente questo guilty pleasure mi causava parecchie notti insonni ma era più forte di me, desideravo aver paura e quella volta che non ci riuscivo, mi arrabbiavo e ne volevo ancora.

Sembrano i discorsi di un tossico a cui manca la cocaina, tuttavia oggi non si corre più questo rischio dato che la maggior parte degli horror moderni è a dir poco penosa.

A tal proposito, prima di chiudere voglio raccontarvi di un film che ho visto recentemente con Wolfrad, di cui non ricordo il titolo per una ragione valida:

Parlava di questa ragazza che iniziava a lavorare come custode in una villa infestata, ed era letteralmente IL FESTIVAL dei jumpscare e degli stereotipi, vi basti sapere che ogni tre secondi commentavamo con:

"Ora c'è la faccia"
"OH NO! ORA COMPARE LA FACCIA!"
"IL BIMBO! C'È SICURAMENTE IL BIMBO!"

Insomma, dopo circa mezz'ora di luoghi comuni abbiamo cominciato a scherzare su LO stereotipo per eccellenza, ossia che fosse tutto un sogno della protagonista in coma.

Immaginate la nostra di faccia, quando negli ultimi minuti del film la scena si sposta in una stanza d'ospedale: lascio il finale alla vostra immaginazione.

A domani!

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