sabato 28 marzo 2015

Day 2: Ecco perché porto gli occhiali

Salve amici grassi,

dovrò fare questo aggiornamento ultra velocemente dato che tra poco devo uscire e non avrò più tempo da dedicare al blog per il resto della giornata. Il problema è che a differenza di ieri sono un po' a corto di idee, per cui vi racconterò una delle mie mirabolanti avventure nell'esercito (che probabilmente qualcuno conosce già e che forse ho già raccontato sul vecchio blog, ma non importa).

Erano i primi giorni di caserma, in quel periodo gli istruttori erano particolarmente cattivi poiché era loro intenzione far desistere più gente possibile entro 15 giorni (il limite massimo per potersi ritirare). Già da qui potete immaginare l'estrema allegria che si respirava, ma del resto erano pagati per farlo, quindi con questo pensiero in testa riuscivo a reggere abbastanza bene.

Il momento di terrore puro, comunque, l'ho vissuto la mattina del terzo giorno: avevo appena finito di fare colazione ed era il momento per la compagnia di presenziare all'alzabandiera, così sono uscito dalla mensa e mi sono unito al gruppo di ragazzetti di fronte alla porta. 

C'è un momento, durante codesta cerimonia, in cui tutti i membri del gruppo devono gridare ad alta voce il nome della loro compagnia. Io facevo parte della compagnia "Falchi", quindi quando tutto intorno a me sentii gridare "Scorpio", la mia espressione fu più o meno questa.


Dopo aver maledetto a più riprese la mia memoria visiva, decisi che l'unico modo per uscirne vivi era fare finta di nulla e aspettare il momento propizio per fuggire. Il momento arrivò poco dopo: finito l'alzabandiera, la compagnia andò nella sua sede di residenza, io continuai a marciare fra di loro come un vero Scorpione (che poi è il mio segno zodiacale, probabilmente mi sono ambientato bene per questo), fino a quando l'istruttore non diede istruzioni che nemmeno mi curai di sentire.

So soltanto che, appena sentii le paroline magiche "andate" o qualcosa del genere, tutti fuggirono di corsa nelle loro camere, io invece mi fiondai nella direzione opposta, tra gli sguardi sgomenti di chi mi stava intorno.

La fuga era riuscita, fortunatamente nessuno mi aveva seguito. Ora c'era il problema di rientrare senza farsi scoprire: entrai dal retro della compagnia ed incontrai il ragazzo che c'era di piantone (una sorta di turno di guardia), non avevo altra scelta che raccontargli tutto e renderlo l'unico testimone del mio misfatto.

Fortunatamente il tipo fu molto comprensivo, non solo mantenne il segreto ma mi informò che la compagnia sarebbe passata lì di fronte di lì a poco. Seriamente, non so chi tu fossi e probabilmente non leggerai mai qui, ma quella volta mi salvasti la vita.

Mi nascosi quindi dietro la porta e attesi il momento tanto atteso: con una manovra che farebbe impallidire Solid Snake, mi infilai nel plotone mentre questi passava, NESSUNO mi vide farlo e così riuscii a scampare alla cazziata del secolo.

Peccato solo che la soddisfazione di essere riuscito in una simile impresa era tale che dopo neanche un'ora non resistetti alla tentazione di raccontarla a qualcuno, nel giro di qualche giorno la storia fece il giro della compagnia e arrivò pure all'esterno, insomma tutti questi sforzi furono annullati dal mio egocentrismo, sigh.

Vabbé, direi che le 10 righe sono state abbondantemente superate, non ho né voglia né tempo di correggere per cui se ci sono errori grammaticali ve li tenete. Magari nei prossimi giorni vi racconterò la storia del cestino scomparso, a domani.

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